Il procedimento disciplinare nel rapporto di lavoro privato

Il procedimento disciplinare nel rapporto di lavoro privato | NT+ Diritto (ilsole24ore.com)


di Paolo Patrizio

29 Gennaio 2024

la QUESTIONE

Quando è esercitabile il potere disciplinare da parte datoriale? Quali passaggi connotano il procedimento disciplinare? Quali sono i principi che regolano l’intero procedimento? Quali le prerogative di esercizio del potere sanzionatorio? Premessa

Nella articolazione semantica propria del nostro ambito laburistico è considerato prestatore di lavoro subordinato colui che si obbliga, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore.

E’, infatti, quest’ultimo che, nell’ossatura ordinamentale, rappresenta il principale artefice e garante del buon funzionamento dell’organizzazione dei fattori produttivi ed, in ultima istanza, del regolare svolgimento dell’attività di impresa ed è su di lui che si articola il concreto esercizio di quella libertà di iniziativa economica tutelata

NASPI: spetta al lavoratore costretto a dimettersi a causa di un legittimo ma rilevante mutamento della sede di lavoro, senza ulteriori oneri probatori

Paolo Patrizio

17 Gennaio 2024

NASPI: spetta al lavoratore costretto a dimettersi a causa di un legittimo ma rilevante mutamento della sede di lavoro, senza ulteriori oneri probatori | IUS LAVORO (giuffrefl.it)


Per l’accesso alla prestazione NASpI la legge richiede solamente l‘involontarietà della perdita dell’occupazione, ma non anche l’ingiustizia della determinazione del terzo cui si riferisce la risoluzione del rapporto o l’estraneità del lavoratore rispetto alla fattispecie risolutiva, tanto che la prestazione è sicuramente dovuta anche in caso di licenziamento legittimamente intimato per giusta causa. Ne discende che l’esercizio anche legittimo dello jus variandi datoriale può determinare modifiche essenziali dei contenuti del rapporto tali da rendere sostanzialmente impossibile per il lavoratore la prosecuzione dell’attività, come tipicamente può avvenire in caso di mutamento rilevante della sede o dei turni di lavoro, da cui consegue la spettanza dell‘indennità in parola  alla lavoratrice che si sia dimessa per tale impossibilità, adduncendo l’esistenza della giusta causa ed in assenza dell’impugnativa del trasferimento, senza ulteriori oneri probatori.

Le pari opportunità nel mondo del lavoro

MementoPiù (mementopiu.it)

02 gennaio 2024 – MementoPiù – Giuffrè FLV

di Paolo Patrizio

Le pari opportunità sono un principio giuridico finalizzato alla rimozione di ogni tipo di ostacolo (di genere, religione, convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale o politico) che influisce sulla libera partecipazione dell’individuo alla vita economica, politica e sociale del Paese. La L. 162/2021 è intervenuta in materia, provvedendo a rafforzare le tutele già offerte dalla normativa confluita nel c.d. Codice delle Pari Opportunità (D.Lgs. 198/2006), con l’ introduzione e il riassetto del Sistema nazionale di certificazione della parità di genere.

Inquadramento

La nostra Carta Costituzionale, nell’art. 3, enuclea alcuni principi cardine del sistema ordinamentale, disponendo come “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Ed è proprio a tale granitico monito di tendenza che viene generalmente ricondotto il principio giuridico delle “pari opportunità”, inteso quale finalità ed azione di superamento complessivo…

Welfare, smart working, premialità, le nuove frontiere della sostenibilità aziendale

Guida al Diritto – Il Sole 24 Ore

11 dicembre 2023 – NT+Diritto – Guida al Diritto – Il Sole24Ore

di Paolo Patrizio

Lo smart working, le misure di welfare, le premialità rappresentano strumenti di sostenibilità aziendale? Quali sono i profili di sostenibilità insiti nel ricorso allo smart working? Come si considerano le prestazioni di welfare aziendale e come rilevano le premialità per i lavoratori?

Lo smart working, le misure di welfare, le premialità, il contributo del lavoro alla crescita e alla sostenibilità rappresentano, senza dubbio, alcuni tra gli argomenti più ricorrenti nell’attuale dibattito pubblico…

Licenziamento dopo esercizio provvisorio: indennità preavviso in prededuzione

Licenziamento dopo esercizio provvisorio: indennità preavviso in prededuzione | Quotidianopiù (quotidianopiu.it)

16 dicembre 2023 – QuotidianoPiù – Giuffrè FLV

di Paolo Patrizio – Avvocato – Professore – Università internazionale della Pace delle Nazioni Unite

La Cassazione, con la pronuncia n. 33756 del 4 dicembre 2023, ha stabilito che il diritto all’indennità sostitutiva del preavviso in favore del lavoratore, licenziato dalla curatela al termine del rapporto di lavoro continuato con l’amministrazione fallimentare in esercizio provvisorio e per le esigenze del fallimento, va integralmente soddisfatto in prededuzione.

Con la pronuncia n. 33756 del 4 dicembre 2023 la Suprema Corte interviene sul peculiare tema della annoverabilità, fra i crediti prededucibili in sede di riparto fallimentare, dell’importo contributivo vantato dall’INPS sulle somme erogate, a titolo di indennità di mancato preavviso, in favore dei lavoratori licenziati dalla curatela.

La vicenda posta al vaglio della Cassazione, invero, consegue al rigetto dell’opposizione proposta dall’INPS avverso il provvedimento del Giudice delegato, con il quale era stato dichiarato esecutivo lo stato passivo del Fallimento di una Società di gestione termale, con ammissione in privilegio, anziché in prededuzione, del credito insinuato dall’INPS per la contribuzione riferita all’indennità sostitutiva del preavviso spettante ai lavoratori licenziati al termine dell’esercizio provvisorio portato avanti dal Curatore.

Rifiuto di trasformazione da part time a full time: legittimo il licenziamento?

Rifiuto di trasformazione da part time a full time: legittimo il licenziamento? | Quotidianopiù (quotidianopiu.it)

QuotidianoPiù – Giuggrè FLV

31 ottobre 2023 di Paolo Patrizio – Avvocato – Professore – Università internazionale della Pace delle Nazioni Unite

Il rifiuto del lavoratore di trasformare il rapporto di lavoro da part time a full time non costituisce giustificato motivo di licenziamento, a meno che il datore non dimostri la sussistenza di effettive esigenze organizzative da non consentire il mantenimento della prestazione senza il differente orario richiesto. Così la Cassazione, nella pronuncia n. 29337 del 23 ottobre 2023.

Con la pronuncia n. 29337 del 23/10/2023 la Suprema Corte interviene sul tema del licenziamento ingenerato dal rifiuto del prestatore di lavoro di adesione alla proposta datoriale di trasformazione del rapporto di lavoro sotto il profilo dell’estensione oraria, consegnandoci alcuni spunti oltremodo interessante, sotto una pluralità di profili secanti.

Il casus belli trae origine dal licenziamento per soppressione della postazione lavorativa, comminato nei confronti di una impiegata part time a 20 ore settimanali, la quale si era rifiutata, poco tempo prima, di accettare la paventata trasformazione del proprio rapporto di lavoro da part time a full time, come richiestale dalla società datrice di lavoro.

Ritenendo il recesso datoriale non solo illegittimo, siccome privo di giustificato motivo oggettivo (sul presupposto che l’incremento dell’attività non giustificasse la soppressione del posto di lavoro con contestuale assunzione di altro lavoratore full time con analoghe mansioni) ma oltretutto ritorsivo (quale asserita reazione datoriale al rifiuto di trasformazione del rapporto di lavoro oppostole), la lavoratrice decideva di sottoporre la vicenda al vaglio del Giudice del lavoro,

Le investigazioni difensive, tra esigenze di controllo datoriale e tutela della privacy

MementoPiù –  Giuffrè FLV

16 Ottobre 2023, di Paolo Patrizio – Avvocato – Professore – Università internazionale della Pace delle Nazioni Unite

Il tema delle investigazioni private ad opera del datore di lavoro si innesta anche su quello della tutela della privacy introdotta dalla L. 675/96, tanto che il Garante per la protezione dei dati personali, nella Newsletter dell’11 settembre 2023, ha evidenziato come il lavoratore abbia diritto ad avere accesso ai propri dati personali, compresi quelli contenuti nella relazione dell’agenzia investigativa incaricata dall’azienda di raccogliere informazioni sul suo conto ed utilizzata in sede disciplinare nei confronti del dipendente.

Il bilanciamento degli interessi

Nel nostro ordinamento giuridico l’art. 41 del testo costituzionale esprime il fondamentale principio di libertà di iniziativa economica da parte dei soggetti privati, se pur vietandone il perseguimento in contrasto con l’utilità sociale ovvero in modo da poter recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

Corollario diretto di tale principio, all’interno del contesto applicativo di matrice laburistica, appare il potere del datore di lavoro di organizzare al meglio l’impresa e di verificare che l’attività lavorativa sia eseguita in maniera effettivamente conforme alle direttive dallo stesso impartite, con tutela degli assetti organizzativi e produttivi, della sicurezza del lavoro e del patrimonio aziendale.

Si è, dunque, posto nel tempo il problema di operare un delicato bilanciamento tra il prefigurato potere di controllo del datore di lavoro ed il…

Contratti a termine nel pubblico impiego privatizzato

QuotidianoPiù –  Giuffrè FLV

11 Ottobre 2023, di Paolo Patrizio – Avvocato – Professore – Università internazionale della Pace delle Nazioni Unite

In caso di illegittima reiterazione di contratti a termine nel pubblico impiego privatizzato, l’offerta tardiva di immissione in ruolo del lavoratore, che nel mentre è assunto a tempo indeterminato da altra PA, non è idonea ad escludere il diritto al risarcimento per equivalente pecuniario.

Con la pronuncia n. 27882 del 3 ottobre 2023 la Suprema Corte interviene sul tema della irrilevanza della stabilizzazione tardiva ai fini della rimozione del danno conseguente all’illegittima reiterazione di contratti di lavoro a termine.

Il casus belli trae origine dal ricorso promosso da una insegnante della scuola dell’infanzia, la quale aveva deciso di adire la competente Autorità Giudiziaria per chiedere la condanna dell’Ente locale, suo ex datore di lavoro, al risarcimento dei danni, in conseguenza dell’abuso nella utilizzazione dei contratti a termine nel rapporto intercorso.

Trasferimento della sede all’estero – Scheda d’Autore

MementoPiù –  Giuffrè FLV

10 Ottobre 2023, di Paolo Patrizio – Avvocato – Professore – Università internazionale della Pace delle Nazioni Unite

La delocalizzazione delle attività imprenditoriali e la corsa all’apertura di nuovi mercati sono fenomeni cogenti che delineano l’emersione di operazioni a carattere transfrontaliero niente affatto trascurabili. Sempre più imprese decidono di trasferire la propria sede principale o secondaria all’estero, grazie all’estensione operativa delle disposizioni e degli istituti previsti dai vari ordinamenti per consentire la concretizzazione di siffatte iniziative datoriali.

Inquadramento

L’inizio del nuovo millennio è stato in larga parte caratterizzato dall’avvento di una imperante economia globalizzata di mercato e dalla conseguente dimensione internazionale dell’impresa, sempre più necessitata ad estendere il proprio ambito operativo anche oltre i confini nazionali, in una corsa al costante rialzo del target di competitività.

Conseguenza naturale di una siffatta, mutata iniziativa imprenditoriale è stata, per molti, la tendenza al trasferimento della sede aziendale all’estero, quale ipotesi di ampliamento delle opzioni di posizionamento produttivo e di strategia gestionale della vita stessa dell’azienda.

La disciplina di settore, dunque, ha subito interessanti spunti adattativi, sia sotto il profilo procedurale che sotto quello contrattuale e strumentale, alla luce dell’intervento stratificato di varie fonti normative, in uno all’utilizzo puntuale di meccanismi di regolazione negoziale e di applicazione operativa già in uso da…

.

Lavoro a chiamata

MementoPiù –  Giuffrè FLV

10 Ottobre 2023, di Paolo Patrizio – Avvocato – Professore – Università internazionale della Pace delle Nazioni Unite

Con il contratto di lavoro intermittente il legislatore ha inteso regolamentare quelle prestazioni lavorative “a chiamata”, svolte in modo discontinuo in favore di datori di lavoro privati, da parte di lavoratori ricompresi in determinate fasce di età e per un periodo non superiore a 400 giornate di effettivo lavoro nel triennio, fatta eccezione per i settori del turismo, dei pubblici esercizi e dello spettacolo.

Inquadramento

Con la L. 183/2014, il Governo italiano veniva delegato ad intervenire, tra gli altri, in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, con l’obiettivo di rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro da parte di coloro che sono in cerca di occupazione, nonché di riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le esigenze del contesto occupazionale e produttivo di riferimento.

In attuazione di tale delega estesa, il legislatore adottava il D.Lgs. 81/2015, con il quale provvedeva a dettare, tra le varie, la disciplina propria del rapporto di lavoro intermittente, come regolata negli artt. 13-18 del menzionato testo legislativo, nel Capo II dedicato al Lavoro a orario ridotto e flessibile.